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Articolato in una parte sulle Caratteristiche e in una sui Protagonisti (tra i quali Alessandro Manzoni, Antonio Rosmini, i 'liberisti', Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Bruno Leoni), questo libro tratta delle vicende del liberalismo italiano e della sua fortuna senza perdere di vista il parallelo sviluppo della tradizione liberale occidentale. Ne risulta che quella che Carlo Antoni riteneva una "questione di natura universale [...] una di quelle che travagliano la civiltà del nostro tempo", ovvero quella distinzione tra liberalismo e liberismo nella quale, sulla scia di Croce, riteneva che "il pensiero italiano avesse mostrato il suo peculiare interesse per la distinzione delle attività dello spirito umano", si è in realtà rivelata la 'palla al piede' del liberalismo italiano. Un qualcosa che ne ha interrotto l'evoluzione della debole ma non spregevole elaborazione precedente e che lo ha praticamente isolato dagli sviluppi nell'età contemporanea. Fino a che, alla fine degli anni Ottanta, anche per via della diffusione di altri modelli filosofici, politici ed economici, e principalmente quelli della Scuola Austriaca, della Scuola di Chicago e della Pubblic Choice, è apparso come da quella sterile interpretazione del liberalismo fosse il caso di staccarsi definitivamente. Magari recuperando e rivitalizzando la tradizione liberale italiana (sia quella laica, sia quella cattolica) precedente a Croce, o sviluppando l'eredita dell'unico pensatore italiano del '900, Leoni, che abbia avuto un'influenza sulle vicende del liberalismo occidentale.